Gli albori del calcio aretuseo non furono per niente facili, poiché molti calciatori presentarono evidenti lacune tecnico-tattiche (del resto, sino ad allora, avevano solo giocato al “football di strada” nelle piazze della città di Archimede); l’unico vero calciatore professionista fu proprio Genesio Pioletti.
Ciononostante, già nel 1924, anno di fondazione, la neonata squadra siracusana ebbe modo di saggiare la propria forza affrontando alcune compagini straniere e locali. La prima uscita ufficiale del Siracusa avvenne nell’autunno di quello stesso anno contro una rappresentanza dell’equipaggio inglese della HMS Centurion, nave ancorata presso il Foro Vittorio Emanuele II. In quel match, conclusosi con otto minuti di anticipo, non ci fu storia: vittoria schiacciante dei marinai britannici per 6 reti a 1, con gol della bandiera aretusea siglata dal capitano Pioletti, su rigore generosamente concesso dall’arbitro (un ufficiale della HMS Victoria, anch’essa ancorata nel porto siracusano).
Tuttavia la sconfitta non demoralizzò i giocatori ed i tifosi del Gargallo, poiché all’epoca gli inglesi erano considerati i veri maestri di questo sport, essendone gli inventori; inoltre venne messa in giro la voce che due calciatori della Centurion facessero addirittura parte integrante della nazionale di calcio albionica, addolcendo ulteriormente il sapore amaro di tale sconfitta.
Il primo simbolo in assoluto della squadra siracusana fu il gallo, in onore alla famiglia nobiliare aretusea dei Gargallo, che dava il nome al sodalizio; per di più, proprio contro gli inglesi, i gargallini scesero in campo con casacche nere, un modo comune di attirare le simpatie degli esponenti fascisti locali. Successivamente, agli inizi del 1925, i gargallini optarono per un azzurro Savoia, colore tipico di tante altre squadre di città marinare.
La prima vittoria siracusana avvenne contro il Megara per 1 a 0; in quell’incontro si mise in luce il portiere megarese Peluso, che l’anno successivo passò tra le fila azzurre.
Finalmente, nel maggio 1925, i siracusani affrontarono il loro primo torneo semi-professionistico di Seconda Divisione; nel primo girone ebbero la meglio sulle etnee Catanese e Juventus Catania, qualificandosi al girone finale assieme a Peloro Messina e Reggio (torneo che fu vinto proprio dai peloritani). Nella stagione 1925-26 arrivò la vittoria siracusana del torneo siculo-calabro di Seconda Divisione, anche se tale trionfo non comportò la promozione in Prima Divisione.
Nel 1926 si affacciò sul panorama calcistico cittadino la compagine del Siracusa Foot-Ball Club, avente divise a scacchi biancoverdi. Le notizie di tale sodalizio sono tuttora frammentarie, ma grazie all'Almanacco Azzurro, siamo venuti a conoscenza di un match amichevole tra loro e il Gargallo Siracusa: in seguito al vantaggio biancoverde, grazie a un bolide di Dugo dalla trequarti (complice anche la distrazione del portiere azzurro Pizzitola), venne assegnato un rigore al Gargallo. Ciò provocò le proteste deo calciatori del Siracusa FC, i quali, in disaccordo con la decisione del Sig. Montalto, abbandonarono il rettangolo di gioco e la partita venne definitivamente sospesa. A fine stagione, gran parte della rosa biancoverde andò a rinfoltire quella del Gargallo.
Con la Carta di Viareggio del 1926 (che diede un’impronta professionistica a tutto il calcio italiano) gli azzurri siracusani affrontarono nella stagione 1926-27 il loro primo vero campionato ufficiale, piazzandosi al secondo posto, alle spalle della forte Messinese (quest’ultima qualificatasi al girone finale per soli due punti di vantaggio sul Gargallo). L’annata successiva (1927-28) vide gli azzurri raggiungere il quarto posto e la Messinese tentare nuovamente l’approdo in Prima Divisione.
Ma fu nel 1928-29 che si sfiorò per la prima volta l’impresa: il Direttorio Meridionale organizzò, per tutte le formazioni del Centro-Sud Italia, un Campionato Meridionale; ad esso presero parte tutte le squadre del Mezzogiorno che, nella stagione precedente, militarono tra Prima e Seconda Divisione. Nonostante la lunga durata di questa competizione, solamente il vincitore avrebbe avuto diritto (sempre per quanto riguarda le società meridionali) a partecipare al nuovo campionato di Serie B 1929-30 e, proprio per questo motivo, furono numerose le compagini a ritirarsi a torneo in corso Il fallimento di questa modalità di manifestazione comportò per la stagione successiva il ritorno alla tipologia precedente. Gli azzurri, tuttavia, riuscirono a raggiungere uno dei due gironi finali, validi a decretare le due finaliste, che avrebbero conteso l’unico posto per la B; ma alla fine si classificarono solo terzi. Malgrado ciò, non mancarono le soddisfazioni per la compagine siracusana, la quale riuscì a battere squadre dal calibro di Palermo, Messina, Peloro, Nocerina, Salernitana e Reggina. Inoltre, pare che durante il match contro il Palermo (23 dicembre 1928), un giornalista catanese, affascinato dalla foga combattiva dei gargallini, attribuì alla compagine siracusana l’appellativo di “leoncelli”; questo termine piacque talmente tanto da diventare soprannome e simbolo del Siracusa. Per la cronaca, la finale del torneo fu tutta salentina con i giallorossi del Lecce che si aggiudicarono il titolo di campione meridionale e la promozione in cadetteria battendo il Taranto.
Infine, nella stagione 1929-30 il Siracusa partecipò per la prima volta al campionato di Prima Divisione (terza serie nazionale); alla fine gli azzurri ottennero un discreto sesto posto, in un girone composto da ben quindici squadre, a differenza dei campionati degli anni precedenti.