La manifestazione del precedente aprile aveva smosso le acque: durante l’estate arrivò l’accordo con la ERG per la sponsorizzazione e si avviò la rizollatura del manto del Nicola De Simone. Nel frattempo arrivarono il nuovo direttore generale, Nicola Pannone, già con noi in passato e il direttore sportivo che nel corso degli anni si sarebbe conquistato la città, Antonello Laneri.
La squadra che nella stagione precedente aveva sfiorato l’impresa ai play off ebbe alcune conferme importanti, tra queste ricordiamo l’allenatore Gaetano Auteri, i portieri Luca Siringo e Massimo Fornoni, i difensori Maurizio De Pascale, Giovanni Iodice, Maximiliano Ginobili e il duttilissimo Antonio Strigari, i centrocampisti Nicola Mariniello e Giorgio Giurdanella, gli esterni Antonio Gaudio e Federico Bufalino. A questi si aggiunsero i difensori Carmelo Accaputo e Giuseppe Occhipinti, i centrocampisti Vincenzo Berti e successivamente anche José Cianni, mentre in attacco la rivoluzione fu totale. Il Siracusa prese i vincitori delle classifiche marcatori dei gironi I e H della stagione precedente, rispettivamente Vincenzo Cosa dal Cosenza e Cosimo Sarli dall’Aversa Normanna, ma non si limitò a loro. A completare il reparto offensivo arrivarono Gianluca Catania, Sebastiano Garufi ed Emanuele Dalì. Una vera e propria corazzata per la categoria.
La coppa fu snobbata, il Siracusa si fece eliminare al primo turno per concentrarsi solo sul campionato, senza inutili distrazioni.
Il campionato iniziò e fu una vera e propria marcia trionfale. Dopo poche settimane di partite vinte in scioltezza, con il Siracusa già in testa, si delinearono le avversarie intenzionate a contendere il primato agli azzurri. Tra queste la Viribus Unitis, il Sapri, la Nissa e la Neapolis Mugnano. Tutto sembrava procedere senza intoppi, almeno nei risultati, ma a dicembre accaddero due cose che smorzarono leggermente l’entusiasmo e provocarono un sensibile calo delle presenze sugli spalti.
Il primo episodio, che ancora oggi appare grottesco, fu la vicenda dello stadio. Il presidente Salvoldi aveva urlato ai 4 venti che voleva costruire lo stadio nuovo, nel frattempo il De Simone perse l’agibilità per via della pensilina dichiarata pericolante. Per il derby contro il Trapani, con una coreografia meravigliosa dei tifosi in curva, la tribuna fu chiusa e furono utilizzati degli spogliatoi prefabbricati. Il resto della stagione si giocò con la tribuna scoperta, simbolo eloquente del degrado della città, anche in una stagione trionfante come quella che si stava vivendo.
Il secondo episodio fu l’inattesa (e mai del tutto chiarita) rescissione del contratto del capitano Maurizio De Pascale, che si era legato tantissimo alla città e che la gente amava, tanto che la stessa dirigenza lo aveva usato come front man per la campagna abbonamenti in estate. Presumibilmente la causa furono i dissapori col mister, che lo impiegava col contagocce.
Delle varie partite c'è veramente poco da dire: in campo si susseguivano vittorie su vittorie, intervallate ogni tanto da qualche pareggio, con gli avversari che già a dicembre avevano capito che a loro restava da lottare solo per i play off.
Come un fulmine a ciel sereno, a circa tre quarti di campionato in seguito a qualche imprevista battuta d’arresto, mister Auteri annunciò alla stampa le sue dimissioni. Il presidente in un primo momento le respinse, ma poi fu costretto ad accettarle. Le motivazioni di Auteri (“frattura con la società”) non spiegarono i motivi di tale scelta, peggio fece il presidente, che parlò di “tradimento sportivo”. La squadra fu affidata al duo composto da Aprile e Laneri fino a fine stagione, con il campionato ormai praticamente vinto senza che fosse mai stato conteso realmente da qualche avversaria.
Il 29 marzo 2009, con ben 6 giornate d’anticipo, la doppietta di Cosa pose fine a una maledizione lunga 14 anni, fatta di illusioni e delusioni, di scelte scellerate e disfatte clamorose, di polvere e fango, di rabbia e grigiore: il Siracusa aveva vinto il campionato ed era finalmente tornato in serie C!
Il resto del campionato regalò poche altre emozioni, tra queste vale la pena ricordare la bella vittoria ottenuta a Trapani. I numeri del campionato fanno ben capire la totalità del dominio azzurro: 24 vittorie, 9 pareggi e 3 sconfitte, 72 reti segnate e 29 subite, 17 punti di vantaggio sulla seconda. Nella classifica marcatori spiccarono Vincenzo Cosa con 24 reti in 31 partite e Cosimo Sarli con 20 gol in 34 partite.
Aver vinto il girone I portò il Siracusa a giocare la poule scudetto con le vincitrici degli altri 8 gironi. La formula prevedeva una massimo di 5 partite: 2 in un triangolare al primo turno, 2 per le semifinali, una per la finale.
La prima partita del triangolare si giocò al De Simone contro il Brindisi e fu un pareggio senza reti. La seconda la giocammo a Villacidro, in Sardegna, e negli ultimi 10 minuti ribaltammo il 3-1 in 3-4, la terza giornata vide di fronte Brindisi e Villacidrese, i padroni di casa si imposero per 2-1, un risultato che ci permise di passare il turno per la migliore differenza reti.
Il sorteggio ci riservò in semifinale la Biellese che tornavamo ad incontrare dopo l’epica finale di trent’anni prima. A Biella fu 2-2 e a Siracusa ottenemmo un 1-1 probabilmente non meritato, ritrovandoci qualificati per la finale.
La finale si giocò nell’inadeguata struttura di Aprilia, letteralmente invasa dai tifosi aretusei, contro gli abruzzesi del Pro Vasto. Quella biancorossa era una squadra forse non più forte del Siracusa, ma arrivò all’appuntamento in uno stato di forma nettamente migliore del nostro, in vistoso calo già all’indomani della vittoria del campionato, e all’intervallo si arrivò sotto di due reti. La ripresa non si giocò mai. Ci furono problemi in tribuna tra alcuni tifosi del Siracusa e alcuni giornalisti. La tensione sfiorò la rissa e fu necessario l’intervento delle forze dell’ordine. La sconfitta a tavolino, purtroppo, fu la cosa meno grave: il ritorno nel professionismo, atteso 14 anni, vide il Siracusa lontano dal De Simone, costretto a giocare le prime 7 partite di campionato a campo neutro e porte chiuse a Palazzolo Acreide e Ragusa.
Riecco l’azzurro ma, per parafrasare Nuccio Spada, più che un azzurro intenso, almeno inizialmente fu di certo un azzurro sbiadito.
A fine stagione il devastante reparto offensivo del Siracusa fu smantellato: rimase solo Emanuele Dalì, che l’anno dopo, tra i professionisti, si seppe far valere. Rimasero l’infaticabile e compianto Vincenzo Berti, il velocissimo Federico Bufalino (che tra i professionisti rese addirittura meglio che tra i dilettanti), il portierino Massimo Fornoni, l’esterno offensivo Giancluca Gaudio (che andò via a metà stagione), il prodigio siracusano Giorgio Giurdanella (che fu importantissimo in C2 e seppe trovare spazio anche in C1), l’amatissimo Giovanni Iodice (che fu vittima di un grave infortunio e chiuse col calcio), il portiere Luca Siringo (che lasciò il calcio per lavoro) e Antonio Strigari (che seppe essere mediano, terzino, difensore centrale e a volte anche centrocampista di fascia, in C2 e C1). Tornò Maurizio De Pascale, che seppe dimostrare il suo valore in un campionato ben più difficile rispetto a quello da cui era stato escluso.