Al termine di una estate ricca di delusioni, il Siracusa si trovava con un titolo nuovo e le vecchie difficoltà di emergere da queste categorie.
Ai nastri di partenza, però, c’era una nuova dirigenza, presieduta da Salvatore Montagno Grillo, già presidente azzurro trent’anni prima, che aveva preso il testimone lasciato da Gaetano Cutrufo.
I verdetti del giudice sportivo, il cambio di denominazione a seguito dello spostamento del titolo, l’insediamento dei nuovi dirigenti, fecero perdere parecchio tempo e costrinsero la squadra azzurra a presentarsi impreparata ai nastri di partenza.
L’obiettivo dichiarato era quello di raggiungere i play off, già striminzito di suo, ma il livello della rosa allestita frettolosamente dal direttore Salvo Bianco insieme a Giuseppe Mascara non sembrava in grado di ottenere neanche quello, la piazza lo intuì ben presto e i risultati confermarono i timori. A farne le spese, insieme alla città, fu il mister Roberto Regina.
Tra le conferme ricordiamo Gabriele Ferla, Rosario Fiorentino, Carmine Giordano, Lorenzo La Delfa, Simone Melluzzo, Giuseppe Puzzo e Luigi Ricca.
Alcuni calciatori tornarono al Siracusa dopo qualche stagione, tra questi ricordiamo Giuseppe Claudio Fichera, Vincenzo Pepe e il portiere Salvatore Moreno Saitta.
Tra i volti nuovi ricordiamo Ibrahime Kanwi, Lorenzo Longo, Damiano Magro, Marcello Mascara (figlio dell'allenatore), Giovanni Midolo, Paolo Midolo, Marco Montagno Grillo (figlio del presidente), Alessandro Padovani Celin, Thomàs Augustin Paschetta, Simone Schisciano e Fabio Francesco Sciacca.
Il Siracusa esordì bene in coppa contro il modesto Santa Croce, ma in campionato accumulò 3 sconfitte consecutive seguite da altrettanti pareggi, in assoluto la più lunga serie di partite senza vittorie al di sotto della serie D. Dopo la seconda sconfitta mister Regina venne sostituito da Mascara, ma la musica non cambiò. Squadra piena di calciatori che l’anno prima erano riserve nello stesso Siracusa, o calciatori provenienti dal campionato di Promozione o retrocessi dalla D.
Lentamente, pur giocando malissimo, il Siracusa riuscì comunque a risalire la classifica cercando di insidiare quanto meno la zona play off: Ragusa, Igea Virtus e Jonica viaggiavano a un ritmo inavvicinabile e proprio il Ragusa, destinato a vincere campionato e coppa, eliminò gli azzurri dalla coppa che avrebbe garantito un’altra promozione in D.
La gestione societaria fu pessima sotto tutti i punti di vista, non solo relativamente ai risultati. Dichiarazioni imbarazzanti dei dirigenti, comunicati stampa fuori da ogni logica, direttore sportivo che venne sostituito da Emanuele Merola e conseguenti azioni correttive inefficaci, tra calciatori che letteralmente scapparono via e altri che arrivarono, e che mantennero un livello tecnico assolutamente insufficiente.
Tra dicembre e gennaio andarono via Longo, Melluzzo, Padovani Celin, Paschetta, Pepe e Sciacca, tornarono in azzurro Emanuele Catania, Simone Guerci e Luca Palmisano, arrivarono Francesco Cannone, Luca D’Emanuele e Luigi Rossitto ma la pochezza della squadra rimase tale da steccare partite abbordabilissime contro avversari imbarazzanti.
Il tanto agognato quinto posto, utile per i play off, arrivò ma la distanza dalla seconda fu tale da far accedere al turno successivo lo Jonica senza giocare il primo turno contro di noi. Stessa sorte per il Carlentini, arrivato quarto a più di 10 punti di distacco dall’Igea.
L'intera stagione fu un vero strazio, con la rabbia che poco alla volta lasciava il posto all'indifferenza generale, segno che ancora una volta la tifoseria si stava allontanando dalla squadra.
Quella che a detta di molti fu la peggiore stagione della storia del calcio siracusano, volse al termine con un piccolo barlume di speranza all'orizzonte: si vociferava dell'imminente ingresso di un nuovo socio nella dirigenza, per cercare di fare davvero il "salto di qualità" invocato più volte dal presidente nell'arco della stagione.