Poiché nell’estate del 1985 il Siracusa Calcio S.p.a. di Aldo Giudice era fallito, il farmacista Franco Galanti lanciò un appello ai tifosi per costruire con lui una nuova società in grado di riportare il Siracusa in C1, categoria persa quattro anni prima.
Raccolsero l’invito Pippo Imbesi e un gruppo di appassionati tifosi.
Nacque così, il 5 agosto del 1986 la nuova A.S. Siracusa, che riprendeva nel nome quella che era stata la gloriosa Associazione Sportiva Siracusa, che aveva fatto anche sette anni di serie B.
Era però già il 5 di agosto, e bisognava far presto per costruire la squadra da dare a Paolo Lombardo per vincere il campionato. La partenza ritardata fece quindi assemblare per il campionato 1986-87 una squadra incompleta, che non vinse il campionato soprattutto per mancanza del centravanti giusto.
Il calcio non è comunque una scienza esatta e la stagione successiva, 1987-88, Imbesi e Galanti fallirono nuovamente la conquista della C1 pur spendendo tanto denaro. Oltretutto, a inizio 1988, Pippo Imbesi iniziò ad avere con i supermercati quei problemi che lo avrebbero portato purtroppo al fallimento.
Quindi Imbesi, finita la stagione e consapevole della poca liquidità disponibile, decise di proporre ai calciatori una decurtazione del venti per cento dell’ingaggio per il campionato successivo.
Tutti pensammo che, se non avevamo vinto i due campionati precedenti, quando s’era investito molto denaro, non avremmo vinto neanche il campionato 1988-89, che si prospettava pieno di difficoltà e ristrettezze.
Al momento del rinnovo, comunque, quasi tutti i giocatori accettarono la proposta di Pippo Imbesi. Solo il trequartista Pasquale Marino, che aveva richieste da squadre di serie superiore, aveva mostrato qualche esitazione nell'accettare la proposta di Imbesi.
Si dice che un altro dirigente propose al calciatore di pagargli la differenza stipendiale, ma queste sono solo voci non verificabili. Quali siano state le reali motivazioni che convinsero Marino a restare, probabilmente, non lo sapremo mai. Probabilmente il buon Pasquale mise da parte la ragione e decise col cuore. Quel che è certo è che Marino restò col Siracusa per un’altra stagione diventando uno dei maggiori protagonisti del ritorno in serie C1.
Fu proprio Pasquale Marino il calciatore determinante per la vittoria di quel campionato, soprattutto con il gol nella trasferta vittoriosa di Afragola, vinta pur sotto continue minacce di legnate ed entrate spacca gambe (ricordo ancora i lividi sulle sue gambe, dopo quella "corrida"), e la successiva vittoria sulla Lodigiani al De Simone.
Il campionato fu vinto anche per altre due ragioni: non avendo molto denaro da spendere, la squadra non era stata stravolta con troppi nuovi innesti e gli unici tre arrivi erano stati indovinati: Antonio Figliomeni in difesa, Alberto Aita a centrocampo e Massimo Mezzini a centravanti.
Mezzini era proprio il centravanti che invano avevamo cercato per tre anni: un ragazzo che non aveva paura di entrare in area avversaria palla al piede, e che difficilmente sbagliava la rete.
Uno alla Boninsegna, giusto per riportare il paragone che allora mi venne spontaneo, quando lo vidi al primo allenamento.