Archiviata la promozione ottenuta con la sospensione anticipata del campionato precedente, i più che legittimi dubbi sulla ripresa sparirono durante l’estate per ripresentarsi in autunno.
La nuova stagione venne presentata con l’obiettivo di puntare al vertice e al ritorno in serie D, cercando quindi di ripetere l’impresa del doppio salto di categoria, già riuscito con la stessa dirigenza.
Ai nastri di partenza, il direttore Alfredo Finocchiaro rivoluzionò quasi totalmente la squadra, come è normale che sia quando si sale di categoria, ma fin dal primo momento mostrò di non condividere la scelta dell’allenatore, Marco Scifo, confermato dalla società dopo la vittoria del campionato precedente.
Al vincente esordio in coppa, infatti, seguì un esonero inspiegabile: l’alternativa, infatti, non era pronta e al ritorno di coppa in panchina dovette sedersi Roberto Culotti, rimediando una sconfitta indolore.
La scelta finale ricadde su Giovanni Ignoffo, già calciatore e capitano degli azzurri tra il 2010 e il 2012, reduce da un esonero dall’Avellino in serie C.
Nella rosa i confermati furono solo Esteban Alfieri e Simone Miraglia. Tornarono in azzurro il bomber Emanuele Catania, Carmine Giordano, Giuseppe Grasso e Giovanni Fricano.
Tra i volti nuovi ricordiamo Antonino Busà, Raffaele Gambuzza, Salvatore Maimone, Giuseppe Siclari e, successivamente, anche Luca Palmisano e Andrea Selvaggio.
L’inizio non fu dei migliori: un pareggio a Carlentini, agguantato grazie ad una autorete nel finale, poi una sconfitta in casa giocando malissimo contro un avversario modesto. Gli azzurri si ripresero subito, inanellarono quattro vittorie consecutive, ma tornarono gli spettri della pandemia.
Nel frattempo erano andati via Fricano, Miraglia e il deludente Siclari, al loro posto arrivarono Simone Abate, Giuseppe Puzzo, Luigi Ricca e Aboubacar Sidibe.
I dati sui contagi, notevolmente più bassi in estate, tornarono prepotentemente a preoccupare uno Stato che voleva evitare una nuova chiusura ma al tempo stesso scarseggiava in idee alternative. La vittoria contro l’Ispica, 18 ottobre, fu l’ultima partita giocata nel 2020: 7 giorni dopo la sfida con l’Atletico Catania fu rinviata per la positività al Covid di 2 calciatori atletisti, ma pochi giorni dopo arrivò la sospensione del campionato, perché i contagi avevano raggiunto numeri molto alti.
Passò l’autunno e anche l’inverno, molti calciatori pur di non restare fermi cercarono il trasferimento in serie D, campionato esente dal blocco delle competizioni dilettantistiche. Tra questi vi furono molti azzurri, che tornarono a Siracusa ad aprile, ad eccezione di Gambuzza e Maimone che rimasero in D.
A distanza di 6 mesi, finalmente, i campionati di Eccellenza ripartirono e furono tantissimi i volti nuovi per portare a termine la stagione. Tra questi ricordiamo Giovanni Battimili, Ignacio Flores, Antonio Genovese, Giacomo Graziano, Simone Marfella, Alessio Pertosa e Liberato Russo.
Il campionato riprese con una formula anomala: nessuna promozione diretta, ma play off per le prime 8 al termine del girone di andata. Prima 2 gironi da 4 squadre, poi semifinale e finale. La vincente in D, le altre senza possibilità di promozione. Fu soppressa anche la coppa, che avrebbe regalato un’altra promozione.
A riprendere furono 13 squadre, le altre 3 rinunciarono, la classifica fu riscritta e non vi furono grossi patemi d’animo: l’accesso ai play off era così semplice da raggiungere che le uniche emozioni si provarono solo nello scontro diretto di Giarre, in cui gli azzurri dominarono nel primo tempo e calarono nella ripresa, portando a casa un buon pareggio.
Ai nastri di partenza dei play off, il Siracusa aveva nel girone Jonica, Ragusa e Aci Sant’Antonio. La prima finì in goleada, la seconda fu vinta con fatica e diede la matematica certezza del passaggio del turno agli azzurri che vinsero in scioltezza anche la terza partita.
Partite non difficilissime, ma che confermarono i 3 grandi limiti che gli azzurri avevano mostrato già da aprile: la mancanza di un bomber di spessore (Abate spesso indisponibile per infortunio, Flores non all’altezza della situazione), la mancanza di un centrocampista in grado di far ripartire l’azione (Alfieri fu un punto debole) e il crollo atletico che puntualmente avveniva nei secondi tempi.
Anche in semifinale, giocata ancora con l’Aci Sant’Antonio ad Enna, fu una partita in cui gli azzurri giocarono molto bene il primo tempo, portandosi in duplice vantaggio, e abbassarono i ritmi nella ripresa, portando a casa la qualificazione per la finale.
La finale con il Giarre, disputata ad Agrigento, fu una tra le partite più brutte degli ultimi anni. Nonostante il fortunoso gol nei primi minuti, il Siracusa non dimostrò mai, neanche per un istante, di potersela giocare alla pari con i più quotati avversari gialloblù. Il Giarre ribaltò il risultato e vinse con pieno merito una partita che poteva finire in goleada, andando in D e vincendo anche la Supercoppa di Eccellenza contro la Sancataldese, vincitrice del girone A.
Per il Siracusa, invece, solo l’enorme rammarico di essere arrivato a 90 minuti dalla doppia promozione per poi, di fatto, non giocarsela. Un atteggiamento snervante dei nostri, sempre in ritardo, sempre imprecisi, sempre regolarmente saltati dagli avversari, obiettivamente più forti, ma non con un divario così ampio.
Di certo aver dato via Giuseppe Giannaula, 17 reti nella precedente stagione in Promozione in maglia azzurra, capocannoniere in Eccellenza con l’Aci Sant’Antonio nella stagione appena conclusa, per poi lamentare l’assenza di un centravanti prolifico, a posteriori possiamo ritenerla una mossa pessima. Ma anche la mancanza di un centrocampista capace di costruire il gioco alla lunga è stata deleteria. Il portiere Busà, il difensore Russo, il terzino Puzzo, i centrocampisti Palmisano e Sidibe, per l’alto rendimento dimostrato, avrebbero dovuto essere il punto di partenza per la nuova stagione, invece si smantellò tutto, dal vertice societario alla rosa, rendendo di fatto inutile quanto di buono era stato fatto.
Neanche il tempo di pensare al ripescaggio, che la Lega negò tale possibilità alle squadre di Eccellenza, concedendo questo diritto alle sole squadre retrocesse dalla D.
Nella speranza di poter accedere comunque al massimo campionato dilettantistico, Gaetano Cutrufo provò un’altra strada, ma questa è un’altra storia.