L’amaro rimasto nella bocca del Leone dopo aver perso i play off della stagione precedente per un solo gol, non impedì alla dirigenza e alla tifoseria di organizzare un nuovo tentativo di approdo in C2, soprattutto visto l’ampliamento dei posti utili per disputare i play off fino alla quinta posizione. I nervi tesi per la situazione in cui versava lo stadio inasprirono ulteriormente i rapporti tra la tifoseria e la famiglia Lanza, proprietaria del club, già ai ferri corti ancor prima dell'inizio del campionato.
La rosa dell’anno precedente aveva messo in evidenza parecchi elementi importanti, ma prima dell’inizio della stagione andarono via l’attaccante Giovanni Baratto e i centrocampisti Salvatore Cangiano e Pasquale Lo Garzo. L’attaccante Fabio Frazzica che tanto bene aveva fatto l’anno prima alla Rossanese, disputò una sola partita e andò subito via.
Tra le conferme importanti, messe a disposizione del tecnico Lorenzo Alacqua, immeritatamente esonerato l’anno prima, spiccavano Giuseppe Del Giudice, Vincenzo Del Vecchio, Gianluca Filicetti e Franco Pannitteri. Tra gli acquisti più importanti Luca Aprile, Mariano Cordaro, Gianluca Musumeci e Filippo Tiscione.
I risultati iniziali furono incoraggianti: in coppa Italia si ottenne agevolmente il passaggio del primo turno ai danni della Leonzio, in campionato si raggiunse la vetta della classifica con 4 vittorie e 2 pareggi nelle prime 6 partite, ma il gioco espresso era pessimo. La vittoria che diede il primato al Siracusa, infatti, fu accolta dai fischi del pubblico che aveva visto la squadra vincere subendo l’iniziativa degli avversari per 90 minuti.
La fortuna cambiò all’inizio di ottobre: l’eliminazione dalla coppa Italia passò in secondo piano visti i risultati nelle successive 12 partite di campionato: 5 pareggi e 7 sconfitte che portarono il Siracusa nei bassifondi della classifica. In mezzo c’era stata una vera e propria rivoluzione: gli addii di Cordaro, Del Giudice, Del Vecchio, Musumeci, Pannitteri e Tiscione, l’esonero di mister Alacqua, sostituito da Ernesto Apuzzo e gli arrivi di Ciro Caruso, Matteo Casisa, Emanuele Lupo, Peter Nnamani Nnamdi, Giulio Nunnari, Omar Rivolta e Giuseppe Selvaggio.
Ci fu anche un passaggio di proprietà tra i Lanza e Tino Longo, che rimase fino a fine stagione ma che, a detta di molti, ricoprì il ruolo di presidente in modo fittizio, per calmare l'agitazione della piazza.
I primi segni di ripresa, dovuti alla mano del nuovo allenatore, si erano visti nell’immeritata sconfitta di Angri alla prima di ritorno, ma dalla partita successiva il Siracusa, trascinato dai gol di Lupo, Selvaggio e Filicetti, iniziò un cammino positivo che durò fino a fine stagione. Nelle restanti 16 partite i leoni ottennero 9 vittorie, 6 pareggi e una sola sconfitta. Una marcia che portò gli azzurri a un passo, o sarebbe meglio dire un punto dai play off.
Play off che a gennaio sembravano irraggiungibili e che dopo le 4 vittorie consecutive ottenute a marzo sembravano alla portata. Il pareggio casalingo contro la modesta Rossanese e il pareggio subìto a Sapri, nello scontro diretto che si giocò subito dopo, però, obbligarono il Siracusa a vincere le tre partite finali per raggiungere il Milazzo al quarto posto.
Nella terz’ultima partita gli azzurri travolsero proprio il Milazzo, alle prese con guai economici con cui i mamertini dovettero convivere fino allo scioglimento della società, l’anno dopo. Il penultimo incontro si giocò in casa della capolista Rende, alla quale mancava un punto per ottenere la matematica promozione in serie C2. Gli azzurri non riuscirono ad andare oltre il pareggio, senza mai cercare la vittoria nella mezz’ora che restava dopo aver raggiunto il 2-2. A nulla servì la vittoria finale contro la Vigor Lamezia, seconda in classifica: il Milazzo conservò quel punto di vantaggio che gli permise di disputare i play off al posto nostro, facendosi massacrare proprio dalla Vigor Lamezia, che poi sconfisse il Modica in finale e andò in C2.
Ernesto Apuzzo ci mise cuore, anima e umiltà, ma con la squadra profondamente rivoluzionata a campionato in corso ci volle troppo tempo per invertire la rotta. Nella stagione successiva fu sconfitto in 3 partite su 3 (2 in coppa, con conseguente eliminazione, e una in campionato) e fu immediatamente esonerato dalla nuova dirigenza. Pochissimi furono i calciatori confermati. Di fatto fu una stagione praticamente inutile.